La Legge n. 220/2012, conosciuta anche come “riforma del condominio” ed entrata in vigore il 18 giugno 2013, ha posto fine a un vuoto normativo lungo 70 anni per quanto riguarda l’amministrazione degli immobili, i diritti e i doveri degli amministratori, degli inquilini in affitto e dei proprietari degli stabili e/o dei singoli appartamenti. Prima di tale legge, infatti, il principale riferimento legislativo e normativo per quanto riguarda i condomini era costituito da un pugno di articoli (circa 20) presenti nel Codice Civile e rimasti più o meno invariati dal 1942, ben 3 anni prima della fine della guerra e 4 anni prima della nascita della Repubblica Italiana. La riforma ha messo mano a una serie di snodi giuridici fondamentali, rendendoli attuali e al passo con i tempi: come primo passo, ha reso obbligatoria la presenza della figura dell’amministratore se l’immobile è abitato più di otto condomini. Tra i provvedimenti più significativi, sono stati fissati i requisiti (aver esercitato la professione per almeno 1 anno o aver frequentato un corso di formazione specifico), i diritti e i doveri (tra cui quello di trasparenza finanziaria) dell’amministratore, ridefiniti i quorum delle assemblee, precisati i concetti di parti comuni e di interventi straordinari e regolate materie di più recente acquisizione, come la presenza di antenne, pannelli solari, sistemi di riscaldamento autonomo per i singoli appartamenti e l’apertura di un conto corrente bancario intestato al condominio per gestire i flussi di denaro. È stato inoltre sancito l’obbligo di istituire un fondo comune speciale per la manutenzione straordinaria. Infine, è stata abolita la discrezionalità dei proprietari dello stabile per quanto riguarda la presenza di animali all'interno delle singole abitazioni.